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martino/pietropoli's avatar

Mi hai fatto tornare in mente una conferenza di Flavia Carlini che sentii tempo fa. Parlava (anche) di medicina di genere. Espressione che, confesso, avevo sempre sentito ma senza mai rifletterci. Citava gli esempi che anche tu citi ma aggiungeva anche che esistono patologie che hanno sintomi diversi fra uomo e donna, come (ma dovrei controllare) gli infarti. Che infatti spesso non vengono diagnosticati o non subito perché li scambiano per altro. Non è negligenza, è che i medici si sono formati su letteratura basata sullo studio di corpi maschili. Sui bias citava non solo l’esempio della sperimentazione su uomini o donne ma anche quella su persone di colore (qualsiasi colore) che potrebbero avere risposte diverse alle terapie anche in funzione del proprio corredo genetico.

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Alice Orrù's avatar

Pur non essendo temi nuovi per me, questa prospettiva incentrata sulla ricerca oncologica mi ha spezzata. Quanta rabbia, linda, quanta. Scriverne e condividere è la strada più immediata che possiamo seguire al momento, quindi grazie per questo numero.

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